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Ci si lamenta sempre che manca il lavoro per poi scoprire che le imprese non riescono a coprire il loro fabbisogno di personale per oltre il 40% delle vacancies (fonte Sistema Excelsior).

Non manca il lavoro e non mancano i disoccupati. E allora cos’è che genera questo mismatch?

Il fenomeno principale per il quale ci troviamo di fronte a questa situazione è il mancato “orientamento” a favore dei giovani in età scolare e non solo.

Giovani senza bussola e confusi sul proprio futuro professionale. Il 57,3% dei ragazzi tra i 15 e i 28 anni non ha alcuna idea sul lavoro che svolgerà nel futuro o sulle competenze professionali che vorrà sviluppare. Tale percentuale, come prevedibile più alta per le fasce di età più basse, supera il 50% per l’età compresa tra i 18 e i 24 anni e si attesta al 41,2% per la fascia di età 25 e oltre. Ovvero le classi di età che potrebbero e dovrebbero essere già inserite nel mercato del lavoro.” 

Questi alcuni dei dati diffusi dall’INAPP che prosegue nella nota diffusa a margine del convegno del 14 giugno così: “Troppi ragazzi non raggiungono la consapevolezza di una identità professionale e di un ruolo nella società in grado di coniugare le proprie aspirazioni con i propri talenti e con le dinamiche del mercato del lavoro – ha dichiarato il professor Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp – e questo impone una riflessione e una rivisitazione dell’intero sistema dei servizi di orientamento in sinergia col sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Anche perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di maggiorenni. Esiste un bisogno inespresso di orientamento che deve essere intercettato e soddisfatto attraverso un accompagnamento che faciliti i complicati passaggi dei giovani nelle varie tappe del loro percorso, sia esso formativo che professionale”.

Orientamento che deve essere assunto nella più ampia accezione del termine.

Oggi, almeno in Umbria, l’orientamento svolto nelle scuole medie inferiori ha il solo fine di promuovere la prosecuzione degli studi nei licei.

Si tralascia l’opportunità di rappresentare ad una platea di oltre 7.000. allievi che frequentano le classi terze delle medie inferiori le opportunità che riservano i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale.

Si tratta di percorsi agganciati alle richieste provenienti dal tessuto produttivo della nostra Regione, la cui durata varia dai 3 anni (qualifica professionale) ai 4 anni (diploma professionale) e già  a partire dal 2 anno la metà delle ore viene svolta presso un’azienda ospitante con la formula dell’Alternanza Scuola Lavoro e che garantiscono un successo occupazionale superiore al 70%.

Questo non significa che un scelta sia migliore di un’altra o che un indirizzo di studio è più importante di un percorso professionalizzante. E’ invero importante che le informazioni siano rese in maniera esaustiva e che ciascuno allievo insieme alla propria famiglia sia messo nelle condizioni di poter effettuare la scelta più adatta alla sua vocazione.

Far conoscere l’offerta di lavoro delle imprese del territorio deve essere il punto di partenza al contrasto del calo demografico, perché se ad un naturale calo della natalità si accompagna un’emigrazione adulta la nostra amata Umbria è destinata a diventare una residenza per anziani diffusa.

Altro tema è la narrazione di alcuni mestieri ancorata a cliché ormai superati dalle innovazioni introdotte dalla tecnologia a supporto delle attività più pesanti da sostenere.

Così come le Politiche Attive del Lavoro dovrebbero anch’esse essere capaci di orientare la platea dei disoccupati/inoccupati verso quei mestieri e professioni maggiormente richieste dal tessuto imprenditoriale , e non invece i percorsi di formazione volti a soddisfare spesso velleità hobbistiche.

Passare dal “cosa ti piacerebbe fare” a “questo è quello che c’è da fare” rendendo consapevole che chi sceglie la prima strada con molta probabilità sarà costretto a costruirsi un futuro lontano dalla sua terra di origine.

Per gli studenti della classi V delle scuole superiori si aprono invece scenari diversi anche se non completamente esaustivi di quella che potrebbe essere un’offerta post-diploma completa ed ancorata anche ai fabbisogni delle Piccole e Medie Imprese dell’Umbria (99,7% del totale delle imprese iscritte alla CCIAA). Il neo diplomato si trova di fronte due strade: il percorso Universitario con lauree triennali che proliferano di anno in anno e successiva laurea specialistica, oppure l’accesso ai corsi biennali promossi dalla Fondazioni ITS.
In questo secondo caso ci troviamo di fronte a percorsi per Tecnici superiori destinati a soddisfare le richieste di un numero limitato di industrie Regionali (0,3% del totale delle imprese iscritte alla CCIAA).
Manca completamente un’offerta IFTS si tratta di percorsi annuali post-diploma della durata massima di 900 ore di cui la metà svolte in modalità tirocinio aziendale, rappresentano l’anello di congiunzione tra i percorsi di IeFP ed i percorsi ITS. Con gli IFTS è possibile fornire una risposta alla forte richiesta di personale del tessuto produttivo umbro. 

Quanto fin qui detto ci porta a concludere con l’affermazione che il lavoro c’è, che la forza lavoro potrebbe esserci e che tra loro non si trovano perché è mancato l’orientamento, tornando così alla radice del problema del mismatch.

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